Quando ho iniziato a rendere pubblici, parte dei miei pensieri, ovviamente ho aperto una pagina Facebook. Per il tipo di pagina che volevo aprire, non c’era (per identificarmi), il ruolo di psicologa, ma dovevo scegliere tra attore, comico, blogger, scrittore, giornalista e qualche altro che ora non ricordo. Tra tutti questi il più generico, mi sembrava essere quello di blogger. Perché alla fine non mi permetterei mai di chiamarmi scrittrice, attrice e neppure giornalista per il semplice fatto che non lo sono. Però vedere la parola blogger sotto il mio nome mi faceva strano e ho subito pensato: ma non è che offendo qualche d’uno? A me, per esempio, da molto fastidio quando qualcuno si spaccia per psicologo pur non essendolo. Io non sono mica un blogger, è solo che Facebook mi ha costretto a scegliere, ed io ho eletto blogger. Decido così, per rispetto verso la categoria (blogger), di informarmi un po’ di più sull’argomento, così da poter poi decidere se lasciare la parola blogger sotto il mio nome oppure no.
Per prima cosa cerco la definizione del termine blog e scopro che la parola blog è “la contrazione di web-log, in altre parole, diario in rete”. Continuando a leggere apprendo che una delle caratteristiche che contraddistinguono un blog è che i post (concetto paragonabile o avvicinabile a un articolo di giornale) sono sempre visualizzati in forma anti cronologica (cioè dal più recente al più lontano nel tempo). Un’altra particolarità di un blog, è che può essere gestito “da uno o più blogger”. Mi fermo un attimo pensando che almeno le basi adesso le ho chiare. A questo punto m’incuriosisco, e decido di continuare la mia ricerca sul tema blogger. Subito mi appare un articolo con una raccolta di consigli da parte di 88 blogger conosciuti, su come rendere il proprio blog famoso. L’articolo è lunghissimo. Ognuno degli 88 blogger scrive un trafiletto su come ha reso il suo blog famoso. So già che non lo leggerò tutto, ma inizio non si sa mai ( e così intanto ne approfitto per riflettere su che cacchio sto facendo).
Allora afteroffice.com dice che il suo segreto è trascrivere i testi d’interviste che lui fa ai leader del suo settore, per poi pubblicarli in forma di post. Urca, penso, qui la cosa è seria. Interviste, leader, settore, trascrizioni. Vabbè vediamo il prossimo. Bloggingfromparadise.com è dell’opinione che l’unica cosa che conta (e che poi traspare) è il divertimento. Dobbiamo fare un blog di qualche cosa che ci diverte e vedremo che funzionerà. Penso che questo consiglio già mi appartenga di più che non quello di afteroffice.com. Proseguo. Srish.com consiglia di capire bene quello che il pubblico vuole. E’ importante la qualità più che la quantità di quello che si scrive. Secondo Srish.com una media di due articoli la settimana è da considerarsi ottimale. Pondero sul fatto che questo non mi riguardi tanto perché di pubblico non ne ho e in quanto a due articoli a settimana dico, vediamo. Trafficgenerationcafè.com suggerisce, come chiave di successo, di leggere tanti altri blog del proprio settore, interagire con loro ed essere attivi sul web. La domanda mi sorge spontanea. Ma qual è il mio settore? In questo momento non so darmi una risposta. Proseguo. Rankingelite.com dice delle cose che mi colpiscono. Scrive che il segreto per far funzionare un blog è di creare una community dove i followers si fidano di te e condividono i tuoi post. Essere presi sul serio dal pubblico è per lui il vero successo. Penso che romantico, per lui il vero trionfo e appagamento personale è sapere che i suoi followers lo amano e si fidano di lui. Che fenomeno affascinante questo delle relazioni sul web (per me che come professione ho scelto la conversazione faccia a faccia). Inizio a stufarmi. Io voglio solo sapere se posso lasciare la parola blogger sotto il mio nome sulla pagina Facebook. Non penso alla fama. Sicuramente i consigli che questi 88 blogger danno saranno validissimi ma non servono al mio scopo. Così imposto la ricerca in un altro modo (voglio sapere di più sulla figura del blogger).
Mi imbatto in un articolo molto carino scritto da theminimalist.com che spiega le ragioni per non aprire un blog. Allora, non bisogna aprirlo se come obiettivo si ha quello di guadagnare, diventare famosi o avere tanto traffico. Bene, mi dico, questi parlano la mia lingua e così continuo la lettura. Dopo aver messo in chiaro le motivazioni per cui non bisogna aprire un blog, theminimalist.com da delle raccomandazioni per aprire un blog decente (e quindi non fare la figura da peracottari – o almeno questa è la mia interpretazione). Allora per prima cosa bisogna trovare una nicchia e definire il lettore ideale. Pondero su questo punto e mi chiedo chi potrebbe essere il mio lettore ideale? Sicuramente persone che hanno su per giù la mia età. Persone che, pur essendo affascinate dal web, si muovono meglio nelle relazioni a vis a vis. Persone che vogliono andare avanti con i tempi pur mantenendo qualche aspetto un po’ retrò. Persone che prendono la vita con un po’ di leggerezza (che per carità leggerezza non è sinonimo di superficialità). Dai, penso, il lettore ideale lo posso immaginare. Il secondo argomento è su come i contenuti dei post devono essere originali, interessanti e servire a qualche cosa. Ragiono un attimo su questo punto e arrivo alla conclusione che, i miei post non sono originali, non servono veramente a nessuno (si forse a farsi due risate) e probabilmente non sono neppure interessanti. Mi deprimo un filo ma vado avanti. Sempre theminimalist.com consiglia di essere se stessi, onesti e trasparenti. Ecco, penso, finalmente si parla dei requisiti che un blogger dovrebbe avere. Faccio un’associazione che m’incuriosisce. In terapia le caratteristiche che contraddistinguono un buon terapeuta sono proprio queste: autenticità, onestà e trasparenza. Forse, su questo requisito, potrei essere avvantaggiata. Theminimalist.com infine ci raccomanda di continuare la nostra vita di tutti i giorni e di non dedicare troppo tempo al blog. Mi sento un po’ trattata da cretina. Certo che continuerò ad andare a prendere mio figlio a scuola, portare mia figlia a cavallo, pulire la casa, occuparmi dei miei animali e andare al lavoro. Non c’era bisogno che theminimalist.com me lo ricordasse, ma alla fine mi calmo e dico “va bene, grazie per avermelo ricordato, in effetti, non si sa mai”. Cerco altre fonti che mi aiutino a tracciare il profilo di un blogger ma quasi tutti gli articoli in cui m’imbatto continuano a dire la stessa cosa e cioè che autenticità e trasparenza sono le principali caratteristiche necessarie. Mi rassereno e penso che l’autenticità, che è molto apprezzata (almeno da me) nella vita reale, sia anche stimata nella realtà virtuale. Mi sento pronta a trarre delle conclusioni.
Ricapitolando un blog è un diario online che segue un format preciso. Deve servire lo scopo di aiutare e informare il pubblico. I post devono essere originali e interessanti. Il blogger deve essere onesto, autentico e trasparente. Bisogna crearsi una nicchia di lettori con cui scambiarsi opinioni, fare tanta ricerca su quello che si scrive e partecipare nei blog altrui. Scordarsi, all’inizio, di guadagnare, essere famosi o avere tanto traffico. Continuare con le proprie faccende di vita. A vederla così la definizione di blogger mi sembra potere essere la seguente: blogger = persona onesta, trasparente e autentica che scrive articoli (post) su un diario (blog) a scopo divulgativo diretto, nello specifico, a un’audience di nicchia nel proprio settore. Insomma un salotto virtuale dove il blogger è il padrone di casa e i follower sono gli ospiti. Rifletto sul fatto che un blog possa essere uno strumento utile e potente e mi chiedo chissà se tutti ne sono consapevoli? Vabbè comunque mi sa che la parola blogger sotto il mio nome per il momento la posso lasciare.
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